Trattato internazionale e consolidamento delle consuetudini
Dopo il 1648 si è avuta la necessità di scrivere un contenuto delle norme consuetudinarie, di tradurre gli scritti di contenuto di norme che non sono scritte. Gli stati stessi hanno tentato di porre mano a quest’opera, ma si sono accorti poi che la traduzione (pur se completa) rischiava di non ottenere la conferma da parte di altri stati i quali non avevano partecipato a questo procedimento. Esso non è mai venuto a termine.
La norma consuetudinaria è soggetta ad evoluzione.
Per quanto riguarda i trattati, fu adottata il 23 maggio 1969 la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati. Tuttavia già nel 1961 vi fu la convenzione sulle comunità diplomatiche, nel 1978 la successione degli stati nei trattati, quest’ultima un insuccesso della commissione dell’assemblea generale, la quale suscitò perplessità perché conteneva norme non consuetudinarie.
Gli stati pur essendo estranei ai trattati vedono le norme contenute in essi vincolanti nei loro confronti.
Tuttavia lo stato che non era d’accordo con le norme del trattato doveva fornire un’obiezione. Essa doveva esser formulata in un termine ragionevole.
Nei poteri dell’assemblea generale non c’è quello normativo. Essa può comunque emanare RACCOMANDAZIONI. Queste rappresentano consigli per esortazione che l’assemblea può fare ai singoli stati o a tutti su un determinato argomento.